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Risiera di San Sabba

Risiera di San Sabba – la vicenda di Pino Robusti

Trieste 1945, Pino Robusti, un ragazzo di 22 anni studente di architettura, viene fermato ed arrestato, nonostante fosse in possesso del lasciapassare del Todt…

L’Organizzazione Todt (OT) fu una grande impresa di costruzioni che operò, dapprima nella Germania nazista, e poi in tutti i paesi occupati dalla Wehrmacht.

Il lasciapassare qualificava Pino Robusti come lavoratore, nonostante questo, fu scortato al campo di concentramento di San Sabba dal quale non fece più ritorno.

Ecco le prime righe della sua ultima lettera alla fidanzata (clicca qui per vedere l’intera lettera):

…”mi decido a scrivere queste pagine, in previsione di un epilogo fatale  ed impreveduto“…

Migliaia di vite furono sacrificate a San Sabba.

Cenni storici

San Sabba, primo e unico lager presente sul territorio nazionale italiano, venne costituito nel 20 ottobre 1943 nellarea dismessa dello stabilimento dove si lavorava alla pilatura del riso.

Fu un campo di transito,  detenzione e tortura dal quale passarono più di 25000 deportati, destinati a  Buchenwald, Dachau, ed Auschwitz . Tra i 3 e i 5 mila individui  perdettero la vita per mano di Einsatzkommando Reinharde  autore di  altri sterminii perpetrati nei campi della Polonia.

Gli imprigionamenti non avvenivano solo per motivi politici e razziali, le retate coinvolgevano anche civili come pure persone destinate al lavoro coatto.

La Risiera di San Sabba

Il sito del Civico Museo della Risiera di San Sabba, è ubicato nella prima cintura della provincia di Trieste, inserito in un contesto fatto di case e centri commerciali.  L’entrata è un lungo corridoio racchiuso da alte mura in cemento grezzo,  alla fine del quale, dopo aver passato un’arcata, ci si affaccia al cortile interno. Immediatamente a sinistra, si scorge una porta e lateralmente la targa con la dicitura: “cella della morte”.

Gli spazi sono ampi  e scarni, le geometrie dell’edificio essenziali.

ingresso alla “cella della morte”

Si vedono i punti d’ingresso alle aree  dove sono poste  le cellette, anguste, buie, asfittiche.

Non era presente una camera a gas, l’esecuzione veniva compiuta tramite fucilazione o più grezzamente attraverso un colpo di mazza alla base della nuca o ancora tramite l’asfissia  provocata dai  gas di scarico di alcuni furgoni. Successivamente I cadaveri venivano cremati nel forno.
Tra il 29 e il 30 aprile 1945 incalzati dall’avanzata dei  partigiani jugoslavi del IX Korpus oramai vicini alla conquista della città, i nazisti in fuga,  misero in libertà i pochi superstiti e, con l’intento di eliminare le prove degli eccidi, fecero esplodere il forno insieme alla sua ciminiera.
Dopo la liberazione, fu decisione del governo di adibire l’area  a campo raccolta per sfollati e, in un secondo momento, venne allestito un campo per l’accoglienza dei profughi giuliani, dalmati ed esuli istriani, tutto ciò fino al 1954.

Nel 15 aprile 1965, un decreto presidenziale, stabilì che la Risiera di San Sabba venisse considerata come Monumento Nazionale.

Nell’aprile 1976 si è concluso a Trieste il processo per i crimini di guerra perpetrati alla Risiera di San Sabba, i responsabili del Lager furono condannati da un tribunale italiano, ma sfuggirono alle pene che vennero loro inflitte.

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