Archeologia industriale

Ex Cementificio di Alzano Lombardo

Un monumento particolare

Sottoposto a vincolo di tutela dal Ministero per i Beni Culturali, l’ex cementificio di Alzano Lombardo è oggi una testimonianza monumentale di archeologia industriale. Il complesso è quasi unico nel suo genere in quanto fu edificato con l’impiego quasi esclusivo delle stesse materie prodotte nel sito: cemento bianco, grigio, le tre varietà di Portland e cemento Grenoble a pronta presa. Nonostante versi in stato di abbandono da anni, risulta complessivamente in buone condizioni strutturali e si presta ad una riconversione che ne farebbe un interessante polo multifunzionale.

Il boom industriale nel bergamasco

Nel XX secolo ebbe inizio un periodo florido per il territorio bergamasco rendendolo famoso in tutta Europa. Il 1878 è l’anno di avviamento del cementificio “Fratelli Pesenti fu Antonio” diretto da Cesare Pesenti. I primi forni sorgono a Nese, in prossimità di un giacimento di calcare marnoso adatto alla fabbricazione del cemento a lenta presa.

È nel 1883 che l’ingegnere Cesare Pesenti inizia l’impianto del monumentale cementificio di Alzano Sopra sulla struttura di una ex cartiera, con la realizzazione dei primi forni di cottura e, nel 1884, con il primo magazzino per lo stoccaggio dei sacchi di cemento. Vennero poi realizzati impianti di generazione elettrica per la cui produzione i Pesenti avevano costruito le centrali di Nembro, della Borgogna, della Nesa e di Maccarano.

A partire dal 1906 la società ormai cresciuta si fonderà con la concorrente Italiana Cementi, dando vita al più importante centro produttivo Lombardo.
Si susseguiranno nuove costruzioni e ulteriori forni fino al 1910 quando l’impianto assumerà la sua attuale veste strutturale.

Il declino di un colosso

Negli anni la produzione andò diminuendo, a causa di fusioni industriali e l’acquisto e la costruzione di numerosi e moderni cementifici in tutta Italia. Il cementificio fu usato come centro di sperimentazione e avvio produttivo di nuovi leganti naturali, mantenendo comunque la produzione del “Bianco” e dei cementi di utilizzo locale. Nel 1966 vengono definitivamente spenti i dodici forni e fino al 1971 proseguiranno solo lavori di macinazione del cemento. La chiusura definitiva avverrà nel 1971 con la dismissione dell’attrezzatura metallica nel 1973 seguita dalla vendita a peso di rottame degli attrezzi che per decenni avevano reso l’Italcementi un colosso mondiale. nel 1980 l’ex-cementificio è stato sottoposto dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici a vincolo di tutela come monumento di archeologica industriale e nel 1999, acquistata dalla società TIRONI S.P.A.

Ma quella fabbrica è…

proprio un’opera d’arte… Con queste parole L. Bisi articolava la sua recensione sull’ex Cementificio Italcementi a pagina 37 di ‘Qui Touring’ del gennaio 1980.

Cesare Pesenti

Il principale arteficie di questa architettura particolare, che coniuga l’aspetto produttivo a quello della sperimentazione di volumi e spazi servendosi di conglomerati cementizi, è l’ingegnere Cesare Pesenti. Formatosi presso aziende di eccellenza dell’epoca quali la Krupp di Essen e la Theodor Bell di Kriens, ne acquisì la tensione verso l’innovazione e la tecnologia. Fu grazie alla sua regia che vennero costruiti i primi forni verticali da Portland, la progettazione dei macchinari in uso nello stabilimento e le tubine elettriche. La rimodulazione degli spazi di quella che era stata un ex cartiera in un cementificio non furono le uniche attività di progettazione architettonica.

Oltre alla fabbrica di Alzano, progettò i padiglioni a volta parabolica della ditta Luigi Magrini, (demolita nel 2000), le officine Pesenti di Zu, i reparti della cartiera Pigna, come pure manufatti di svariato tipo, chiatte per la navigazione, travi prefabbricate, pulegge industriali ecc.

L’architettura

Gli spazi enormi e fuori scala del complesso dell’ex Cementificio di Alzano Lombardo sono modellati in modo rigoroso sulla necessità del processo produttivo, i vari aerei camminamenti collegano i forni in un percorso funzionale. Di notevole interesse la parte con voltine sorrette da pilastri ottagoni che creano un suggestivo pattern visivo. La scelta nel distribuire gli spazi non è sempre lineare, infatti i livelli sono sfalsati e gli spazi differiscono tra loro passando da ambienti ampi e regolari ad aree più ristrette e compattate. Vi sono inoltre molte rampe e ponti aerei di collegamento. Dei due corpi di fabbrica, quello più suggestivo è quello occidentale che richiama lo stile moresco bizantino.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *