Architettura

Il Parco Solare Sud riutilizzo di ponti in disuso

Sembra che certe progettualità abbiano successo se poste in verticale, così nasce il suggestivo bosco verticale di Milano ed ora, nel Sud Italia, si immaginano case verticali sotto un ponte autostradale.

Non è una bufala ma un progetto chiamato Parco Solare Sud.

Il progetto del Parco Solare Sud

L’iniziativa dell’Assessorato all’Urbanistica e al Governo del Territorio di Reggio Calabria nasce a seguito parco solare suddell’ammodernamento ed ampliamento dell’Autostrada A3 ad opera dell’Anas, per dare una destinazione d’uso differente all’intero tracciato autostradale dismesso tra Scilla e Bagnara, altrimenti destinato alla demolizione con conseguente impatto economico ed ambientale.

Il Parco Solare Sud è quindi un progetto di riqualificazione che prevede il riutilizzo di opere ad impatto ambientale in chiave ecosostenibile, ovvero energia pulita, tutela ambientale e incentivazione del flusso turistico ecologicamente responsabile verso la zona.

L’infrastruttura di particolare interesse è il viadotto di Favazzina opera di famosi architetti quali Nervi, Zorzi e Morandi, dal quale si scorgono viste spettacolari, da un lato il paesaggio agricolo terrazzato dall’altro lo scenario del mare con la costa calabrese.

La proposta del Parco Solare SudViadotto_Favazzina

Nel 2009 venne indetto dalla Regione Calabria, un contest internazionale per indurre i potenziali progettisti a proporre progetti ideali e in linea con i principi guida:

preservare e valorizzare il patrimonio naturalistico-ambientale e storico-testimoniale che l’infrastruttura attraversa e di cui la stessa oramai fa parte (integrazione città-territorio-ambiente) – secondo quanto previsto dalle direttive di tutela del Paesaggio nella sua accezione di risorsa integrata (cfr. “Convenzione Europea del Paesaggio”).

Vennero coinvolti Anas SpA strade ed autostrade, Università Calabresi, Enea, Enel, Enti Locali e la stessa Regione, con conseguente istituzione di un tavolo tecnico per avviare il processo operativo.

Il Contest e il progetto vincitore

viadotto_favazzinaTrasformare un ecomostro in un complesso di case in verticale è stata la proposta vincente del concorso, lo studio e il progetto ad opera dei francesi di Oxo Architects ha sicuramente dell’incredibile ma nasce da un attenta valutazione del territorio e delle sue potenzialità oltre che delle qualità intrinseche all’infrastruttura stessa.

Si tratta quindi di sfruttare la resistenza dei viadotti, costruiti per supportare traffico intenso, inoltre avvalendosi dello sfruttamento dell’energia geotermica per via della vicinanza all’Etna la struttura sarebbe energeticamente autonoma, andrebbero aggiunte installazione di vasche di raccolta dell’acqua piovana e altre infrastrutture suppletive.

La portata di questo progetto vedrebbe 240 abitazioni solo per il viadotto di Favazzina ma complessivamente i ponti considerati, ne potrebbero accogliere ben 2.500. Le abitazioni sarebbero raggiungibili in ascensore e si strutturerebbero dall’alto verso il basso. La parte superiore del ponte servirebbe come passaggio pedonale con una parte dedicata alle auto. L’investimento stimato è di 22 milioni di euro.

Sono visionabili altri progetti presentati a questo indirizzo http://www.newitalianblood.com/solarparksouth/

Considerazioni

la casa sulla cascataLe buone intenzioni vanno sempre lodate, ed è meglio pensare ad un progetto del genere quando si parla di andare a vivere sotto i ponti, tuttavia varrà la pena citare un architetto di fama che ha davvero saputo concepire l’individuo all’interno di spazi architettonici in armonia con la natura  ovvero Frank Lloyd Wright.

Un progetto notevole fu la casa sulla cascata, cito da wikipedia:

La casa sulla cascata è il nome italiano con cui è più nota Fallingwater, o Casa Kaufmann dal nome del suo proprietario, una villa progettata e realizzata a Mill Run in Pennsylvania dall’architetto Frank Lloyd Wright e considerata uno dei capolavori dell’architettura organica.

Quest’architettura (definita dal suo autore “architettura organica”) promuove un’armonia tra genere umano e natura, la creazione di un nuovo sistema in equilibrio tra l’ambiente costruito e l’ambiente naturale attraverso l’integrazione dei vari elementi artificiali (costruzioni, arredi, ecc.) e naturali dell’intorno ambientale del sito. Tutti divengono parte di un unico interconnesso organismo architettonico. Wright adopera per raggiungere la sua architettura organica non solo i materiali del luogo, come la pietra, ma anche e soprattutto una moderna tecnologia espressiva, che nonostante la sua apparente dirompenza si integra meravigliosamente con i suoi volumi nello spazio del luogo.

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