case popolari belle
Architettura

Case popolari belle, un binomio possibile?

Esistono case popolari belle? La domanda vuole essere una riflessione e al contempo una provocazione, perché sarebbe interessante fare un sondaggio su cosa si pensa delle case popolari, e se qualcuno si è mai imbattuto in una di queste che ispiri il senso del bello e dell’armonia.

È innegabile che l’edilizia popolare nell’immaginario comune, è tipicamente associata ad una costruzione fatta in economia, priva di un pensiero progettuale finalizzato a chi la abiterà se non  quello di stipare il maggior numero di meno abbienti in edifici dalle geometrie tipizzate e poco creative.

Si aggiunga che sovente, per non rovinare l’immagine copertina delle città, le case popolari si collocano nelle periferie dove non è insolito trovare quartieri ghetto, ove albergano miseria ed esclusione.

Tuttavia ci sono rare eccezioni che hanno fatto scuola, proprio nel concepire abitazioni popolari a misura d’uomo, non si tratta di una favola ma del favoloso mondo di Friedensreich Hundertwasser.

Le case popolari più belle al mondo

È il 1983 quando Hundertwasser, architetto e pittore, inizia a progettare un edificio popolare nel quartiere di Landstraße a est della città di Vienna.

facciata dell’ Hundertwasserhaus

Lontano dagli schemi del miserrimo edificio di fattura economica a cui ci hanno abituato le consuetudini, l’obbiettivo dichiarato dell’architetto si può sintetizzare così:

dare allegria alle persone con meno risorse economiche, attraverso i colori e l’armonia delle forme ma anche con giardini pensili e pavimenti irregolari.

Un traguardo velleitario o visionario? Affatto, oggi la struttura esiste si chiama Hundertwasserhaus ed è gestita interamente dal comune di Vienna che mette in affitto i 50 interni al prezzo di 5 euro al metro quadro.

L’Hundertwasserhouse è stato costruito con materiali ecologici: mattoni di argilla per i muri, infissi in legno, ceramica per i pavimenti, colle, vernici, tende e tappeti tutti di origine naturale, un progetto interamente pubblico.

Si potrebbe dire che un’idea ha preso corpo in un’azione con un preciso significato civile e sociale ma qual’era l’idea di fondo e il pensiero di questo architetto viennese e cosa insegna il suo operato?

Friedensreich Hundertwasser il medico dell’architettura

Friedensreich Hundertwasser

Friedrich Stowasser è il nome civile all’anagrafe ma col tempo lo cambierà in Friedensreich Regentag Dunkelbunt Hundertwasser in ragione dei diversi significati da lui attribuiti:

Friedensreich (regno di pace)
Regentag (giorno di pioggia)
Dunkelbunt (policromo scuro)
Hundertwasser (cento acque)

Nasce a Vienna nel 1928, oltre che architetto e artista, è stato un ambientalista pacifista, le sue idee come pure le opere sono di fatto un manifesto ante-litteram del movimento mondiale ecologista.

È proprio attraverso i suoi manifesti che lascia in eredità il suo pensiero veicolato attraverso una personale modalità espressiva dove prende le distanze dal razionalismo dell’architettura e si schiera a favore di un’architettura vicina alla natura ed a misura d’uomo.
Alcune sue riflessioni:

L’architetto più grande è la Natura. Copia da lei. Hai mai visto una linea retta in Natura? No? Ci sarà un perché, non ti pare?
Hai mai visto due alberi esattamente uguali? […]
La Natura non è mai uguale a se stessa eppure, nella sua continua variazione, è sempre in equilibrio. […]
Le case che hai fatto con la squadra e il righello sono brutte. Perché innaturali e inumane…

Viaggiò molto, cosa che favorì l’arricchimento di idee, esperienze e pratiche conoscenze che sfruttò nell’attività progettuale. Il suo osservare e sentire lo portarono ad autodefinirsi “medico di un’architettura ammalata“.

Termovalorizzatore di Spittelau, Vienna |  Photo © Juliane Jacobs  

Le sue case si presentano asimmetriche, le curve sostituiscono le rette, il colore acceso dichiara guerra al grigio metropolitano, un mondo fatto soprattutto da tanto verde.

L’anima ecologista di Hunderwasser è chiaramente espressa dal termovalorizzatore e inceneritore dei rifiuti che lui ha progettato e realizzato a Spittelau, nel centro di Vienna, a ridosso del Danubio e a pochi minuti a piedi dal Ring, cuore della capitale austriaca. Vienna, bruciando qui i suoi rifiuti, per circa 260.000 tonnellate, riscalda gratis i vicini Ospedali oltre che 60.000 abitazioni.

La responsabilità di chi costruisce

Del tutto originale ma non priva di significato la riflessione che viene fatta sugli ambienti architettonici creati dall’uomo che raccontano di di chi li abita:

Da quando ci sono urbanisti indottrinati e architetti standardizzati, le nostre case sono malate. Non si ammalano, sono già concepite e costruite come case malate. Tolleriamo migliaia di questi edifici, privi di sentimento ed emozioni, dittatoriali, spietati, aggressivi, sacrileghi, piatti, sterili, disadorni, freddi, non romantici, anonimi, il vuoto assoluto. Danno l’illusione della funzionalità. Sono talmente deprimenti che si ammalano sia gli abitanti sia i passanti.

Parole forti che ben delineano la valenza sociale e collettiva delle costruzioni che compongono un paese, una città.

Costruire è quindi una responsabilità, dovrebbe centrarsi sulla creazione di valore attraverso il progetto dello spazio collettivo dell’abitare, mirando ad ambienti armoniosi dove la bellezza sia patrimonio comune, fruibile a prescindere dal censo. Un prospettiva da rincorrere come prassi nelle accademie e come sentire condiviso.


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